I bambini dimenticati, ai tempi del coronavirus e della didattica a distanza.
In questi giorni di emergenza i bambini stanno soffrendo tantissimo. Le ore della giornata sono infinite e dare delle scansioni temporali è davvero complicato.
Ogni famiglia cerca di organizzarsi come può.
Per noi genitori improvvisarsi “maestri” è un compito a dir poco complicato. È difficile gestire e conciliare il lavoro, la famiglia, il tempo del gioco, cercando di mantenere un clima sereno.
Ci sono insegnanti che inviano schede e materiale a più non posso, senza fare attenzione alle difficoltà delle famiglie. Famiglie che si devono attrezzare senza magari avere gli strumenti giusti, come ad esempio una stampante, un computer, una buona rete.
Ci sono famiglie che non hanno niente. Famiglie che hanno solo un telefono, mi chiedo come possano fare. O famiglie che hanno più figli e magari un solo computer.
E poi ci sono insegnanti più sensibili, che cercano un contatto. Uomini e donne disponibili ad ascoltare i bambini o i ragazzi tramite il telefono o video chiamate. Pronti a creare chat con le famiglie su Whatsapp, in modo da raggiungere tutti. E allora le cose vanno meglio.
Una cosa è certa però: ovunque si predica la didattica a distanza, ma si parla pochissimo dei bambini.
Si parla poco di quello che sentono in questo momento e di ciò che rimarrà dentro di loro quando si ritornerà alla “normalità”.
Da un giorno all’altro la loro esistenza è stata completamente stravolta.
Un conto è spiegare quello che è successo ad un adulto, un conto è renderlo comprensibile a un bambino. Non tutto sarà chiaro e l’assenza di risposte non aiuterà.
Non aiuta il fatto di non poter uscire di casa senza capirne bene il perché.
Non aiuta lo spazio ristretto.
Non aiutano i tempi così dilatati.
Non aiutano le giornate tutte uguali.
Non aiutano.
Oggi, più che mai, noi genitori abbiamo un unico modo per aiutare i nostri figli: stargli vicino.
Senza preoccuparci troppo per la scuola.
Tre mesi nella vita di un bambino non sono niente, recupereranno e in fretta.
Quello che è importante, è tenere conto di come si sentono e avere cura del loro animo confuso.