Che cos’è la felicità? Viaggio all’interno di noi stessi

Secondo Giacomo Leopardi l’uomo aveva solo due possibilità di essere felice:
✨ nel periodo in cui attendeva una gioia futura (che poi si sarebbe rivelata transitoria)
✨ nel momento in cui poteva festeggiare la fine di una sofferenza, fisica o interiore, perché niente sarebbe stato più così doloroso.
Ma senza essere così pessimisti, quanto è difficile misurare la felicità?
E quanto è ancora più complicato realizzare di averla incontrata?
Corriamo, senza sosta, nella speranza di raggiungerla o di donarla a chi amiamo.
Ma quante volte ci ha sorpreso invece senza preavviso?
Aveva davvero le sembianze di quel qualcosa che andavamo cercando freneticamente?
O ci ha stupito, tirandoci fuori il sorriso quando meno ce lo saremo aspettati?
Cos’è che ci rende felici veramente?
Più corriamo alla ricerca della felicità e meno ce ne rendiamo conto.
La felicità, quella vera, sta nascosta nelle piccole cose.
E quando la troviamo, quando la tocchiamo con le mani e con l’anima, spesso non le diamo il giusto valore.
La felicità, per me, oggi, è quella delle persone che amo, che diventa parte della mia.
È condividere emozioni. È sapere di aver scelto la strada giusta.
Senza troppe domande.
Senza guardarsi indietro.
È gli occhi di mio figlio che torna a casa dicendomi:
così mi piace la vita Mamma.
È lui che vive la sua vita da bambino.
Senza paure.
Nel pieno diritto di godersi la spensieratezza di questi anni che non torneranno, ma che costruiranno i ricordi più importanti da raccontare. Da tenere sempre con se.
Ci sono momenti nella vita in cui tutto sembra così complicato e irraggiungibile.
Ci capita di perderci.
Di non riuscire a vedere così bene laggiù. Di avere paura del domani. Di temere di non farcela.
Complici tante volte la stanchezza, obiettivi poco realistici e troppe cose che si è deciso di infilare nelle nostre giornate frenetiche.
La chiave, l’ho sempre detto, ma come tutti noi “umani” ogni tanto ci ricasco, è quella di circondarsi di amore, prendendo distanza dalle persone negative.
Gli amici, quelli veri.
Quelli che sanno ma non chiedono. Quelli a cui non devi rendicontare mai.
E noi.
Con tutte le nostre diversità e i nostri casini, ma con la voglia di aiutarci a vicenda a non mollare.
Ascanio li chiama “abbracci di famiglia”, è una parola tutta sua e ormai una sorta di nostro rito terapeutico. Scaccia i cattivi pensieri e ci fa sentire più forti. Pochi secondi per un’iniezione di tranquillità.
Credo che il percorso di ricerca della felicità debba fare sempre i conti con quello che vogliamo davvero.
Con la consapevolezza e l’accettazione di essere quello che siamo.
Con la voglia di amarci anche così.
Con tutte le nostre imperfezioni che ci portano ad essere noi stessi. E mai qualcun altro, per quanto possa piacerci.
Perchè fingendo di essere qualcuno o qualcosa di diverso dal nostro io, non faremo altro che allontanarci dalla felicità.
—