Violenza psicologica | C’è chi la chiama troppo amore.

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violenza psicologica sulle donne

C’è una violenza sottile, sottilissima, che si nasconde sotto ai tappeti, sui soprammobili, dentro ai cassetti, pulviscoli nell’aria.

Che non alza le mani ma detiene comunque potere e ci distrugge, giorno dopo giorno.

Siamo così abituati ad averla in giro per casa, che non sappiamo più come scacciarla.

Prendiamo scopa e paletta o un aspirapolvere potente pensando di aver spazzato via tutto, e per un attimo crediamo di respirare. Ma lei ritorna, si deposita di nuovo su di noi.

Alcuni uomini, quella polvere, la chiamano amore.

Alcune donne pensano che lo sia.

Per questo, a volte, è così difficile lasciarsi.

Siamo un diritto di proprietà.

Sul piatto della bilancia, c’è lui, i suoi bisogni, le sue richieste.

Noi pesiamo come un pulviscolo, meno di una piuma.

Violenza psicologica sulle donne

I dati italiani sono allarmanti, più di 7 milioni di donne nello scorso anno hanno riportato di subire violenza psicologica dall’attuale partner. E chissà quante sono quelle che non hanno il coraggio di parlarne e dire basta.

Alcune non hanno il permesso di uscire da sole, occhi bassi e corpo teso.

Tante donne si sentono in colpa se osano desiderare momenti di svago. Un’uscita con le amiche, uno sport. Vengono insultate in modo esplicito, oppure l’implicito è all’ordine del giorno: non vali niente, chi credi di essere, cosa pensi di fare, sei come tua madre, fai schifo, devi occuparti dei tuoi figli…

Ed è spesso sotto il ricatto dei figli che le donne cedono.

Non è necessario che lavori

E loro rinunciano alla carriera, all’autonomia. E dipendono economicamente dall’uomo che hanno sposato.

Un gatto che si morde la coda.

L’autostima scende sotto ai piedi e il disagio emotivo aumenta.

Sotto la bandiera dell’amore la volontà è quella di restringere sempre di più la libertà e non solo quella fisica ma di pensiero.

Quel pensiero critico che salva.

Violenza psicologica sulle donne

Rosa mi scrive e mi racconta la sua storia

Ho conosciuto mio marito al lavoro, lui era magazziniere, io cassiera in un supermercato. Aveva gesti gentili. Mi regalava fiori e mi portava a cena fuori. La prima volta eravamo sposati da un mese, mi ha preso e mi ha sbattuto sul letto, non sembrava lui. Troppo amore, diceva, e io gli ho creduto. Poi dopo qualche tempo ha iniziato ad infuriarsi se portavo gonne troppo corte, mi teneva i musi, così ho iniziato a comprare solo pantaloni. Un giorno o l’altro mi farai impazzire, diceva, e io gli ho creduto. Piano piano ho cambiato la mia vita e non me ne sono accorta. Niente uscite con amiche, solo capelli legati, gambe coperte. Quando è nato il nostro primo figlio mi ha detto: “Se vogliamo essere dei buoni genitori dovresti rimanere a casa, mi occuperò io di voi!”.

Lo ha chiamato amore.

Troppo amore e io gli ho creduto. Quello che diceva lui aveva un valore, quello che pensavo io era stupido, ho smesso di parlare. Piano piano mi sono accorta che gli spazi di movimento erano sempre più ristretti.

Finché un giorno mi hanno chiamato a scuola e mi hanno parlato di mio figlio. Hanno detto che era un bambino triste, quando gli altri lo prendevano in giro non reagiva mai, quasi muto. Subiva e basta. Quel bambino ero io. Lo specchio di quello che ero diventata. Non so se sia stato quel colloquio, per mio figlio, o avevo davvero toccato il fondo, ma ho trovato la forza. Ho cercato aiuto in un centro. Mi hanno rimesso in sesto. Un giorno di maggio, appena lui è uscito di casa, ho fatto le valigie, ho preso mio figlio e non sono tornata mai più. Il troppo amore non lo era per niente. Questa volta non ho gli ho creduto. Ho creduto a me e sono rinata una seconda volta.

Rosa, 46 anni.

Come Rosa ci sono tante donne che ogni giorno abbassano la testa e rinunciano a quella che è la loro vita in nome del troppo amore.

Ma tante cercano il coraggio e lo trovano dentro di sé e come lei se la riprendono.

Il troppo amore se fa male, se schiaccia, se confonde, se fa tacere, se limita ha solo un nome: violenza.

Non abbiate vergogna di chiedere aiuto, ad amiche, ma, soprattutto ai centri anti-violenza.

Deve vergognarsi chi chiama amore qualcosa che non è.

Chi usa il proprio amore e ne fa potere.

Chi prevarica e abusa.

Voi dovete fare solo una cosa: riprendervi la vostra vita.

Il vostro pensiero.

Il vostro amore, quello che vi meritate.