La solitudine delle mamme. La depressione post partum.

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Il caso della mamma suicida a Roma ci riporta all’attenzione la depressione post partum. Un problema spesso sottovalutato di cui si parla sempre troppo poco e solo quando è troppo tardi.

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Quando è uscita di casa,  poco dopo le sei del mattino con le sue gemelline in braccio, era ancora buio e faceva tanto freddo.

Ma il freddo più pungente e il buio più tenebroso era senza dubbio quello che aveva in fondo al cuore.

Ha compiuto il gesto estremo di buttarsi nel Tevere e sono ancora in corso le ricerche delle due figliolette.

Lei ora non c’è più, si chiamava Giuseppina ed era una mamma come tutte noi.

Oggi siamo qui commosse alla ricerca di un perché.

Un perché che, pur restando nel campo delle ipotesi, prende il nome di depressione post-partum.

Una malattia troppo spesso sottovalutata, anche dalle persone vicine.

 

Diventare mamma non è facile.

E’ un viaggio che vive di contrasti, cambiamenti ed evoluzioni acrobatiche, tutto all’ennesima potenza.

Impossibile da rinchiudere in un unico ruolo.

Un salto a piedi pari in un mondo sconosciuto.

Fino a ieri eri tu e da oggi sei in due. E di quei due tu sei quella che ha meno bisogno.

Bisogna essere pronte a seguire il ritmo del cambiamento: interpretando il presente, precorrendo il futuro, ma cercando di rimanere in sintonia con la nuova te.

 

Le ombre non sono contemplate.

Sono un tabù. E questo probabilmente è il problema più inquietante.

Triste senza motivo, irritabile, facile al pianto e completamente inadeguata al nuovo ruolo.

Oggi sappiamo che il 10-15% delle neomamme italiane soffre di questa sindrome nei primi tre mesi dal parto.

Più di una mamma su dieci e di queste solo la metà chiede aiuto e sostegno.

Le altre restano sole, con la loro fatica fisica e mentale, con le loro paure, destinate a diventare macigni ogni giorno di più.

Ansia e insonnia fanno il resto, fino al punto da rendere la situazione insopportabile.

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La vergogna, la difficoltà di attaccamento e il senso di colpa

Un sentimento ricorrente è la vergogna mista al senso di colpa.

Mentre tutto il mondo da per scontato che una neomamma debba vedere tutto rosa e essere felice in ogni istante della sua nuova vita,  il disturbo interferisce minaccioso.

Accade poi  che,  come conseguenza, venga a mancare anche la capacità di instaurare un’interazione con il bambino.

Cioè la difficoltà di attaccamento e questo lede ancora di più l’immagine che tutti si aspettano: quella di una madre amorevole piena di attenzioni.

Da angelo a diavolo il passaggio è breve e senza mezzi toni.

Come trovare il modo di uscirne

Il primo passo è non isolarsi, nella consapevolezza che la solitudine è il peggior nemico.

Bisogna parlarne, parlarne e parlarne.

Anche se non escono le parole, anche se diventa un’impresa ciclopica, bisogna uscire di casa e cercare il confronto e il conforto.

A volte bastano la vicinanza della famiglia e delle amiche a compiere il miracolo.

Altre volte, invece, conviene rivolgersi ad uno specialista perinatale psicologo o psichiatra, che valuta la situazione e in caso di necessità interviene con i farmaci.

Farmaci, che naturalmente, possono essere assunti anche durante l’allattamento.

Esiste anche un sito internet www.depressionepostpartum.it, dove trovare  i nominativi e le attività dei centri di supporto  più adeguati sul territorio.

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La vita ti sorprende.

La quotidianità spesso è alienante, la città è grande, scomoda, indifferente.

Mentre tutto attorno corre veloce,  tu rimani li.

Noi oggi non possiamo non pensare a questo fatto di cronaca, con un profondo senso di tristezza, di vicinanza e di comprensione.

Un grande abbraccio, che purtroppo mamma Giuseppina non può più sentire

L’auspicio allora è che possa arrivare ad altre mamme,  che in questo momento hanno bisogno di calore e incoraggiamento.

Anche in questo primo giorno d’inverno,  così freddo per tutte.  

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About the Author

Ester

Press officer, Blogger & Mom living in Milan with a great passion: writing.