Mamme a lavoro e aiuti familiari: la soluzione è la famiglia allargata?

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Non sono una persona invidiosa, non lo sono mai stata. Cerco sempre di mettermi nei panni degli altri, di capire fortune e sfighe. Ho sempre creduto che questo fosse un mio punto di forza.

Invece adesso inizio a pensare che sia proprio una debolezza, perché sia nella vita privata che in quella professionale finisce sempre che me la prendo nel secchio.

Sono troppo accomodante. Lo sono anche per gli aiuti che possono arrivare per gestire la famiglia a tre. Aiuti da nonne, zii, parenti vari. E finisce che ne ho pochi.

aiuti familiari
© What to Expect

C’è invece chi non ha questo atteggiamento ed è riuscito a crearsi una dimensione perfettamente organizzata nella sua famiglia allargata. E devo dirlo: mi fa davvero invidia. Non siamo propriamente amiche, ma per una serie di eventi, ci siamo trovate e confrontarci e raccontarci le nostre esperienze di neo-mamme.

Lei è una rampolla di una famiglia parecchio abbiente. Ma, stranamente, questo dettaglio conta poco nel suo planning settimanale. Ha una sua attività a Milano che manda avanti da una città del Sud, perché riesce a lavorare solo 2-3 giorni a settimana. Lunedì prende il treno o l’aereo e vive in un piccolo sottotetto vista Duomo per 2 giorni (dormendo della grossa secondo me). Lavora intesamente coordinando il team e il mercoledì o il giovedì sera rientra.

E i figli? No problem. Ci pensa la famiglia allargata (del Sud, perché la famiglia del Nord è rimasta lì dov’era).

La mattina i bambini sono lavati e vestiti dalla tata che li ha conosciuti appena nati. Vanno a scuola con la zia, che accompagna suo figlio. Quando escono li prende il nonno, che li porta a casa o alle attività sportive. Se non è giorno di sport rimangono a casa con la nonna, che continua a lavorare, ma solo la mattina.

Cena con nonni e zii, a letto con il nonno. E’ lui che legge le storie.

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© Colorado Parenting Matters

Tutto perfetto. La mamma lavora tranquilla, perché affida i figli a genitori e fratelli.

I figli sono contenti perché si sentono più autonomi, ma sono comunque protetti.

Ma non vi sembra che all’appello manchi qualcuno?

Il papà! Ma ne parlerò in un altro post 😉