Il mio bambino speciale. Quel tesoro invisibile agli occhi.
Potrei raccontarvi molte storie di bambini, ma ne ho una per tutte. La storia di Mario, un bambino speciale.
Mario è un bambino di sei anni iscritto in prima elementare, io la sua insegnante. Non parla e mi guarda con due occhi profondi quanto apparentemente lontani. Le maestre della materna dicono che passa il suo tempo nella piccola biblioteca della scuola, da solo, con un’insegnante di sostegno che lo controlla. Sfoglia i libri alla velocità della luce in un gesto meccanico e non si relaziona con i compagni.
Il primo giorno di scuola si presenta incollato alla mano della mamma, è un bel bambino moro, la pelle scura, magro e alto, ed è terrorizzato.
Noi maestre chiamiamo i nostri futuri alunni per nome, loro si avvicinano, ci presentiamo, una carezza, uno sguardo che dia fiducia in un momento così importante.
I bambini salgono le scale per arrivare alla loro classe. C’è eccitazione ed emozione. Mario non regge il caos, inizia a saltellare, a muovere le braccia in alto, e non vuole mollare la mano della mamma che è tutto il suo mondo, così anche lei sale con noi.
Li seguo e penso al dolore, allo strazio e alla fatica di quella madre che ama il suo bambino. Un bambino autistico, dice la diagnosi e quello che c’è scritto tra le righe è che la colpa è sua.
Mario si agita sempre di più. La mamma, una donna minuta dallo sguardo dolce, cerca di calmarlo. Mi intrometto, prendo Mario per mano e dico alla mamma di allontanarsi “Ci sono io, può stare tranquilla“.
La mamma mi guarda, le sorrido, molla la mano mentre Mario urla e se ne va.
Ci vuole coraggio per affidare il proprio bambino ad un’altra donna. Molto coraggio.
Tempo dopo, quando siamo diventate amiche, mi ha raccontato che in sei anni di vita del suo bambino, nessuno le aveva mai detto: “Non ti preoccupare, ci penso io a lui“. Inutile dire che scendendo le scale, quella donna, a cui sarò legata per sempre, ha pianto.
Mario è stato con me per cinque anni. Cinque anni che hanno cambiato la vita non solo mia, ma anche quella dei suoi compagni, che ancora lo cercano.
Dopo pochi mesi dall’inizio della scuola, grazie alla caparbietà della famiglia, ho scoperto che Mario mentre sfogliava quei libri leggeva, quindi sapeva scrivere e aveva conoscenze sul mondo.
Oggi è un ragazzo bellissimo, frequenta Storia, ogni tanto saltella e non parla. Ma il suo mondo non è più totalmente inacessibile e chi lo conosce lo ama, di un amore sincero.
Se il mondo con cui è venuto a contatto non avesse saputo guardare oltre, avremmo perso tutti una grande possibilità.
Mario era un bambino speciale. E sua madre era una madre, come tutte, come tante. Con una sfida più grande da affrontare.
Una storia per tutte, che ci apre gli occhi e ci dice:
sono tutti bambini
Valgono tutti allo stesso modo e come adulti dobbiamo fare lo sforzo di andare oltre le difficoltà, cercando quel tesoro invisibile agli occhi.
Ai bambini come Mario e alle loro madri, a quello che mi hanno dato e che ogni giorno continuano a darmi. ❤️