Boom di diagnosi precoci? Alcune riflessioni.

I bambini di oggi sono un casino. Li osservo a scuola: non stanno fermi, rispondono agli adulti con la strafottenza di un adolescente, il tratto grafico spesso è incerto, non sanno allacciarsi le scarpe o infilarsi la giacca.
Le capacità di attenzione sono minime.
In questo periodo si dibatte spesso tra diagnosi precoci e “buona educazione”.
un tempo tutti questi bambini diagnosticatiDSABESnon esistevano
Un tempo i bambini stavano a scuola 4 ore e non 6 o 8. Un tempo tornavano a casa e la madre o la nonna o un’altra figura femminile familiare era dedita. Un tempo c’era solo un quadernino a quadretti e uno righe, l’album del disegno e il sussidiario.
quattro tomi da portarsi dietro con mille immagini e stimoli differenti, allegati cd e chi più ne ha più ne metta
Un tempo, finita la scuola, dopo la paginetta di compiti e la lezioncina da studiare, si giocava sotto casa. Oggi i nostri bambini sono impegnati in mille attività: nuoto, calcio, inglese, basket, taekwondo…
La precarietà del futuro ci porta a investire “sui figli”dando loro più stimoli
Un tempo la maestra era la maestra, per i genitori i bambini dovevano obbedire e basta.
I Diritti dei bambini sono tema recentesi fa quel che si puòi bambini siano lo specchio della società in cui viviamo(classe prima elementare)potrei dire che la maggior parte dei bambini ha difficoltà di attenzione ed è iperattiva
Questi due aspetti sono l’immagine di ciò che siamo noi adulti: facciamo mille cose contemporaneamente, per non perdere colpi, per non rimanere indietro, per farci stare tutto e, spesso, siamo distratti per lo stesso motivo.
Secondo aspettomi dispiace dirlomaschilista(sii buona, comportati bene, stai composta, metti in ordine)
Terzo aspetto: i Disturbi di Apprendimento sono diagnosticabili alla fine della seconda elementare, non prima. E non di certo dai docenti.
un’insegnante specializzataSolo un neuropsichiatra della Asl o di centri privati può stilare una diagnosiI cosiddetti Besbambini con bisogni educativi specialiogni bambino porta la propria storia
Etichettandoli così lo Stato si è manlevato da aggiungere risorse per tutti e la scuola ha sempre meno fondi e appunto risorse umane.
Le programmazioni, così come i “voti” dovrebbero essere tarate e pensate in base alla storia di ogni bambino, differenziate e individualizzate, perché ogni bimbo ha il suo percorso.
Come insegnante conosco la fatica e so che bisogna dare ai bimbi un tempo giusto.
So che quasi tutti, soprattutto quando arrivano a scuola, sono iperattivi. So che spesso tutti avrebbero bisogno di attenzioni speciali. So che se le classi non fossero classi-pollaio, se ci fossero le insegnanti di sostegno dove dovrebbero esserci, se noi docenti avessimo un supervisore che ci aiuti quando siamo in difficoltà, forse le cose andrebbero meglio.
Non credo che un tempo non ci fossero bimbi dislessici, discalculici, disortografici, ma il tutto si risolveva con gli alunni meritevoli nei primi banchi e gli altri in fondo.
Non era meglio. Mettiamocelo nella testa.
ho visto bambini che facevano una fatica tripla rispetto agli altriaiutati con gli strumenti compensativi, sono rinati
Hanno capito che potevano farcela, come gli altri, che non erano stupidi, semplicemente avevano bisogno di essere aiutati.
migliorata la loro autostima
Nello stesso tempo, dire che a sei anni un bambino è iperattivo o ha difficoltà di concentrazione, è come scoprire l’acqua calda.
quasi tutti i bambini, appena arrivano a scuola, sono cosìse si procedeseguendo percorsi valutativi e non formativise non si dà il tempo giustosi usa come scudo“meritocrazia”mandarli tutti a farsi una bella diagnosi subito
Ma le diagnosi, quelle serie, fatte al momento giusto, da uno specialista, spesso, salvano.
Quindi, come genitori non fatevi spaventare da richieste d’aiuto.
Indagate con cautela, fatevi domande, e cercate di dare il giusto peso.Giacomo StellaAssociazione Italiana Dislessiala dislessia non è una malattiain questa società che vuole tutto e subito questa fatica e lentezza non viene tollerata

