Istinto materno: quando arriva?

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Siamo la generazione che più ha studiato e che meno guadagnerà nel nostro Paese. Per me, come per tante altre donne italiane, il primo figlio arriva intorno ai 32 anni. Insomma, non abbiamo più quell’inconscienza dei 20 e il nostro approccio è, quasi sempre, accademico.

Facciamo corsi, ci iscriviamo ai gruppi su Facebook, chiediamo consigli a medici, pediatri, puericultrici, ostetriche. Come se, in fondo in fondo, fossimo convinte di non saper fare le mamme. Come se fossimo convinte di non avere l’istinto materno.

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© Hearst Communications, Inc.

Io a 20 anni ero convinta che avrei fatto 4 figli e credevo di avere un istinto materno smisurato. Poi a 23 mi hanno trovato una patologia e mi hanno detto: “per te sarà molto difficile avere un bambino”. Ecco, mi hanno spazzato via tutto e nei quasi 10 anni successivi ho sempre creduto di essere sterile.

Poi, dopo pochi mesi dai primi tentativi, sono rimasta incinta. E ci ho messo esattamente 9 mesi a realizzare che proprio io stavo per diventare madre.

Credo che la cultura italiana sia molto maschilista e che molte famiglie, più o meno consapevolmente, inculchino alle figlie femmine una sorta di insicurezza congenita. Quasi tutte le donne che incontro per lavoro (o per conoscenze legate a mio figlio), sono insicure o credono di non meritarsi niente. Forse, nemmeno un figlio.

Trovo che questa cultura maschilista, perpretata anche da tante mamme oggi 60enni o più, sia a dir poco allucinante.

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© Ogden Publications, Inc.

Tutto questo per dirvi che ho fatto un po’ di fatica all’inizio a far emergere il mio istinto materno. Per l’insicurezza.

Invece essere mamma mi ha dato una marcia in più, oggi credo in me come non mai. Sono riuscita a risolvere dei problemi incredibili, a superare difficoltà assurde, ne ho le prove.

Una grande rivincita è credere nell’istinto materno. E’ quello che mi fa essere costantemente vigile la notte e reattiva in 0,1 secondi. E’ quello che mi fa diventare metereologa esperta e capire che devo mettere una canottiera sotto alla maglia. E’ quello che mi permette di capire le esigenze di un bambino piccolo, di conoscerlo sempre meglio.

E questa è l’esperienza più bella di tutte.