I piccoli. Lasciamoli giocare. Prescolarizzazione? Anche no.

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I piccoli li vogliamo grandi. Abili come noi, a volte di più.

Vogliamo che crescano in fretta. E che lo facciano sempre prima. Rompiamo così l’incanto. E ci scordiamo la meraviglia.

I piccoli sanno sognare, posare lo sguardo, e costruire castelli.

Sanno prepararsi alla vita come noi non glielo sappiamo insegnare. Lo fanno con il gioco, arte d’apprendimento.

Sanno salire sugli alberi, sfidare montagne e attraversare boschi. Formano in questo modo il loro pensiero.

Sanno esplorare il mondo, lottare con i draghi, incastrare con precisione, e farlo per ore. Mettono le basi per il  coraggio.

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Corrono a per di fiato, fino a che non hanno le guance rosse. Dormono con la bocca aperta e le braccia in alto in segno di resa. E ci commuovono.

I piccoli  dimenticano lo spazio e il tempo, e lo fanno anche per noi.

Sanno piangere fino allo sfinimento, e chiederci mille volte ancora “perché“.

Hanno bisogno di altri piccoli come loro con cui rotolarsi, fare la lotta, e litigare. È così che imparano a muoversi nelle relazioni del futuro.

Sono inventori di teorie; hanno la loro idea sul mondo, su come si scrive e si legge, anche quando gli diciamo che non lo sanno fare. E ci resistono, per fortuna.

Imparano il “sapere” muovendosi, solo così diventano autonomi.
Non con una matita in mano e un quaderno davanti, prima del tempo.

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Parlano con  i dinosauri, amano i super eroi, e si sbucciano le ginocchia. Imparano a cadere, e a farsi guarire con i bacini. Conoscono il fallimento e sanno affrontarlo.

Sanno usare il corpo come non lo potranno fare mai più. Sono elastici, e possono volare se lo vogliono.

Conoscono le parole e le trasformano con intelligenza. Usano la magia, soffiano sulle cose brutte per scacciarle lontano. E ci riescono.

I piccoli sanno più di noi.

Sanno che per conoscere devono esplorare e giocare fino allo sfinimento. Che c’è un tempo buono per sedersi al banco, e farci vedere chi sono. Se lo facciamo prima sapranno in anticipo cos’è l’ansia. E se la porteranno dietro per sempre.

Lasciamo che i piccoli siano bambini. Bambini sul serio e per gioco.

Quel gioco che per loro è una cosa seria. E dovrebbe esserlo anche per noi.