Bambini e cellulare, schiacciare un tasto con il dito non basta.

by / Scrivi un commento
Bambini e cellulare

I nostri bambini sono nativi digitali, spesso sanno come muoversi in rete, con i tablet o i cellulari meglio di noi.

Altre volte dentro alla rete si perdono, perdono delle occasioni di crescita.

Noi adulti utilizziamo il telefono o il tablet per intrattenere i nostri bambini. Al ristorante, in macchina durante i viaggi lunghi o se abbiamo delle cose da sbrigare, un lavoro da terminare.

Come premio.

Se stai bravo ti faccio giocare un po’ con il mio telefono

O come punizione.

Se non stai bravo ti tolgo il tablet!

Non per questo siamo pessimi genitori, ma dobbiamo porci delle domande e riflettere sul quando e come permetterne l’utilizzo. In modo che i nostri figli imparino a farne un buon uso e non a dipenderne già da piccoli.

Bambini e cellulare

Noi dobbiamo esserne i registi e controllarne sempre l’uso.

A mio avviso non possiamo concederne l’utilizzo prima dei due anni e comunque dobbiamo farlo per un tempo limitato.

Finché sono mignon i nostri figli hanno bisogno di esperienze tattili, in cui attraverso i cinque sensi, possano scoprire il mondo.

Bambini e cellulare

Schiacciare un tasto con il dito non basta.

In età scolare possiamo contrattare, trovare mediazioni, un’ora al giorno, ad esempio, in cui i bambini possano stare davanti allo schermo sempre sotto la nostra supervisione, perché perdono facilmente la cognizione del tempo e la fruizione che ne consegue è solo passiva, non certo attiva e sensoriale.

Quindi, dobbiamo cercare di fare il nostro mestiere, fornire ai nostri ragazzi gli strumenti giusti.

Il gioco (uscire all’aperto, praticare attività fisica non agonistica) aiuta i bambini a conoscere se stessi, a immaginare, a misurare le proprie abilità.

Quello che non ci concedono gli strumenti tecnologici ma ci fornisce l’esperienza “sul campo” è il rapporto con gli altri.

Bambini e cellulare

La socialità è fondamentale per la crescita dei nostri ragazzi, li aiuta a confrontarsi sulle proprie difficoltà, a mettersi in gioco.

È nell’incontro con l’altro che imparano a stare nella “società” e a sapere come comportarsi in futuro, quando saranno grandi.

Dentro a uno schermo non troveranno mai niente del genere, magari altri stimoli, ma non questo.

Siamo solo noi che possiamo offrirgli la socialità attraverso un tempo “buono”, un tempo fatto di umanità.

E di questo ci saranno sempre grati. Ne sono sicura.